Il tragico attacco a Old Fangak
Sabato scorso, la città di Old Fangak nel Sud Sudan è stata teatro di un attacco brutale che ha colpito un ospedale di Medici senza frontiere (Msf). Questo attacco ha portato alla morte di sette persone, ferendo altre venti, tra cui un paziente e due operatori sanitari. La condanna è arrivata forte e chiara dall’Unione africana, che ha definito l’accaduto una «flagrante violazione del diritto internazionale umanitario». Il presidente della Commissione dell’organizzazione, Mahmoud Ali Youssouf, ha sottolineato la gravità della situazione e l’importanza di proteggere le infrastrutture sanitarie, già vulnerabili in un contesto di conflitto.
Le conseguenze dell’attacco
L’attacco ha avuto conseguenze devastanti per la comunità locale, poiché l’ospedale di Old Fangak è l’unico nella contea di Fangak e serve una popolazione di oltre 110.000 persone. Mamman Mustapha, capomissione di Msf in Sud Sudan, ha denunciato che i bombardamenti hanno causato danni ingenti, inclusa la completa distruzione della farmacia, che conteneva tutte le forniture mediche necessarie. Questo riduce drasticamente la capacità di fornire assistenza sanitaria a coloro che ne hanno bisogno.
Richiesta di protezione per i civili
Msf ha lanciato un appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché proteggano i civili e le strutture sanitarie. Questo è particolarmente urgente considerando che, nei recenti combattimenti, ospedali e centri sanitari sono stati già presi di mira. Un altro attacco simile era avvenuto a metà aprile, quando un centro Msf era stato saccheggiato, evidenziando una situazione sempre più critica.
Contesto del conflitto in Sud Sudan
Questo attacco si inserisce in un contesto di crescente violenza che ha preso piede a marzo nel nord del Sud Sudan, un paese che ha ottenuto l’indipendenza nel 2011. I conflitti tra le forze governative e le milizie del White Army hanno generato preoccupazioni per un possibile ritorno alla guerra civile, che aveva devastato il paese fino al 2018. Attualmente, i sostenitori del presidente Salva Kiir accusano gli alleati di Riek Machar, il primo vicepresidente arrestato a marzo, di fomentare disordini, creando un clima di tensione e paura.
Le ripercussioni sugli sfollati
Secondo Biel Boutros, commissario della contea, l’uso di elicotteri e droni da parte delle Forze di difesa del popolo del Sud Sudan ha provocato lo sfollamento di oltre 30.000 persone. Queste violenze non solo mettono a rischio la vita dei civili, ma complicano ulteriormente la già delicata situazione umanitaria del paese, creando un ciclo di paura e sofferenza che colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione.