Un entusiasmo contagioso pervade la città di Chambéry, dove il 17 maggio si celebra la beatificazione di Camille Costa de Beauregard. Questo evento non è solo un momento di gioia per la comunità, ma rappresenta anche un segnale forte di come la Chiesa continui a valorizzare figure che si sono distinte per la loro dedizione agli altri. L’arcivescovo Thibault Verny, che guida le tre diocesi della Savoia, sottolinea l’importanza della figura di Camille, un sacerdote che, nel XIX secolo, ha dedicato la sua vita all’educazione di orfani ed emarginati. La cerimonia sarà presieduta dal nunzio apostolico in Francia, l’arcivescovo Celestino Migliore, con la benedizione del Papa.
La vita e l’eredità di Camille Costa de Beauregard
Nato nel 1841 in una famiglia nobile, Camille ha vissuto un’infanzia privilegiata, ma ha scelto di seguire un cammino diverso. A soli vent’anni, dopo aver riscoperto la sua fede, decide di diventare sacerdote, un percorso che lo porterà a Roma per completare la sua formazione. Ricordo quando, durante la mia giovinezza, si parlava di come molte figure religiose siano state influenzate dalla propria esperienza personale. Camille non fa eccezione: la sua decisione di tornare a Chambéry, rifiutando una carriera diplomatica, è segno di un forte senso di responsabilità verso la sua comunità. È qui che, di fronte a un’epidemia di colera, si alza e decide di agire, fondando il Bocage per accogliere e educare gli orfani.
Il Bocage e il suo impatto
La fondazione del Bocage è stata un atto di amore e dedizione, un luogo dove i giovani potevano non solo trovare rifugio, ma anche imparare un mestiere. Camille ha diretto questo centro fino alla sua morte nel 1910, a 69 anni. La sua opera continua oggi grazie ai salesiani di Don Bosco, e il Bocage è diventato un centro educativo importante nella regione. Eppure, ciò che colpisce di più è la relazione di fiducia e rispetto che Camille instaurava con i ragazzi. Questa filosofia educativa è ancora attuale e viene ripresa da molti educatori contemporanei. Chi non vorrebbe avere un mentore così attento e comprensivo?
Un modello di santità per i nostri tempi
Camille Costa de Beauregard rappresenta un modello di santità che molti possono seguire, specialmente in un’epoca in cui la sofferenza e l’emarginazione sono ancora presenti. La sua esperienza di bullismo da giovane lo rende particolarmente vicino a chi oggi vive situazioni simili. L’arcivescovo Verny ricorda che ogni gesto di amore verso i più piccoli è come un atto d’amore verso Dio. Non è forse vero che, in questo mondo, abbiamo bisogno di più persone pronte a tendere una mano? La beatificazione di Camille non è solo un riconoscimento della sua vita, ma anche un invito a tutti noi a seguire il suo esempio.
Il pellegrinaggio e la speranza per il futuro
Negli ultimi anni, sempre più pellegrini si sono diretti verso Chambéry, desiderosi di ripercorrere i passi di Camille. In un certo senso, ogni pellegrinaggio è una ricerca di speranza. E in quest’anno giubilare, la beatificazione di Camille rappresenta un punto di partenza per rinnovare la fede e la speranza. D’altronde, come molti sanno, la speranza è fondamentale per affrontare le sfide quotidiane. Non è solo un concetto astratto, ma qualcosa che possiamo vivere ogni giorno, anche nei piccoli gesti di gentilezza e solidarietà. La sua vita ci ricorda che, anche in tempi difficili, possiamo sempre trovare il modo di aiutare gli altri.
Una celebrazione che unisce
Il 17 maggio non segnerà solo la beatificazione di Camille, ma sarà anche un momento di unione per le comunità delle diocesi di Savoia e oltre. L’arcivescovo Verny ha espresso la sua gioia per questa celebrazione, sottolineando che la figura di Camille ha un significato che va oltre i confini regionali. La sua eredità è viva e continua a ispirare nuove generazioni. Personalmente, credo che storie come quella di Camille siano necessarie per riaccendere la nostra fede e per ricordarci che, anche nei momenti bui, possiamo essere una luce per gli altri. In questo senso, la beatificazione non è solo un evento ecclesiastico, ma un’opportunità per riflettere su come possiamo contribuire al bene comune.
Il caso di monsignor Eduard Profittlich
Un altro evento significativo, la beatificazione di monsignor Eduard Profittlich, è stato rinviato. Questo gesuita tedesco, che ha subito torture e sofferenze in carcere, rappresenta un altro esempio di resilienza e fede. La sua storia ci ricorda che la lotta per la giustizia e la verità può comportare grandi sacrifici. Ma, in un certo senso, è proprio questo il messaggio che la Chiesa vuole condividere: la speranza e l’amore possono prevalere anche nelle circostanze più avverse. Ecco perché, anche se la celebrazione è stata posticipata, l’importanza di queste figure è innegabile.