Nel cuore di Roma, si sta svolgendo un convegno internazionale dedicato ai formatori degli istituti religiosi della Famiglia camilliana. Questo evento, intitolato “Conquistati da Cristo, pellegrini di speranza sulle orme di San Camillo”, riunisce partecipanti provenienti da 30 Paesi e coincide con il Giubileo dei 450 anni dalla conversione di san Camillo de Lellis. L’incontro non è solo un momento di celebrazione, ma anche un’importante opportunità di riflessione e condivisione sulla vocazione camilliana, così attuale e necessaria in questo periodo storico.
Il messaggio del cardinale Fernández Artime
Ad aprire i lavori del convegno è stato il cardinale Ángel Fernández Artime, pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Il cardinale ha messo in luce le sfide che la vita consacrata affronta oggi, sottolineando l’importanza di un approccio intergenerazionale e interculturale. “La vita consacrata non può esistere senza persone profondamente credenti, che si sentono attratte da Cristo e sono pronte a dedicarsi totalmente a Dio”, ha affermato. Un richiamo forte a formare i giovani consacrati, affinché possano comprendere le diversità culturali e superare pregiudizi che possono radicarsi nel cuore senza che ce ne accorgiamo.
Riscoprire il carisma di San Camillo
Quest’anno giubilare rappresenta un’opportunità per rivitalizzare il carisma di san Camillo, un devoto servitore dei malati, il cui amore e impegno verso i bisognosi sono ancora più attuali oggi. “Essere conquistati da Cristo” è il tema centrale di questo incontro, come spiegato da padre Pedro Tramontin, superiore generale dei camilliani. “Ci sentiamo pellegrini di speranza”, ha aggiunto, evidenziando l’importanza della formazione dei futuri membri della comunità, che devono portare un messaggio di speranza e servizio, proprio come ha fatto il fondatore.
Il carisma camilliano: sempre attuale
Suor Lucia Walker, madre superiora della congregazione, ha confermato che il carisma di san Camillo è sempre vivo. Le sfide e le sofferenze delle persone, infatti, non sono diminuite nel tempo. “Il nostro compito è rendere attuale il carisma di misericordia e cura verso chi soffre”, ha affermato. Questo significa mantenere viva l’eredità del fondatore, portando avanti un messaggio di affetto e sostegno per i malati e i sofferenti.
La fede come fondamento dell’azione
Ma per mettere in pratica questi ideali, è fondamentale avere una forte fede. Durante il suo intervento, padre Gianfranco Lunardon ha sottolineato che “senza una vera conversione, non possiamo definirci cristiani”. L’impegno verso il bene deve essere gratuito e fatto per amore di Dio, piuttosto che per la ricerca di riconoscimenti sociali. Questa visione si riflette anche nelle attività quotidiane delle congregazioni camilliane, che gestiscono ospedali e case di accoglienza, luoghi di indulgenza e di condivisione dello spirito del fondatore.
Un futuro di speranza
In un mondo che spesso sembra privo di speranza, il convegno camilliano rappresenta una luce. La comunità camilliana si impegna a essere un faro di speranza per chi soffre, seguendo l’esempio di san Camillo. Con la fede come guida e un impegno rinnovato verso il servizio, i camilliani guardano al futuro con ottimismo. Il messaggio di amore e cura continua a risuonare, dimostrando che il carisma di san Camillo è un dono che non invecchia mai, ma si adatta sempre alle necessità dell’umanità.