Emergenza a Port Sudan: la crisi umanitaria si aggrava

Scopri come gli attacchi a Port Sudan stanno aggravando la già critica crisi umanitaria in Sudan.

Attacchi a Port Sudan: una nuova ondata di violenza

Negli ultimi giorni, Port Sudan è stata teatro di intensi raid aerei, attribuiti alle Forze di supporto rapido (Rsf) del Sudan. Questi attacchi, avvenuti per il terzo giorno consecutivo, hanno colpito obiettivi strategici come l’aeroporto internazionale e una base militare. Le devastazioni hanno generato incendi e colonne di fumo visibili da lontano, contribuendo a un quadro di crescente preoccupazione per la popolazione locale. Port Sudan, una volta considerata un rifugio sicuro per migliaia di sfollati, ora vive nell’incertezza e nel timore di ulteriori attacchi.

Il ruolo di Port Sudan come rifugio umanitario

Padre Jorge Naranjo, un missionario presente a Port Sudan, sottolinea l’importanza di questa città come centro di aiuti umanitari. Molti sfollati hanno trovato rifugio qui dopo essere stati costretti a lasciare le loro terre a causa della violenza del conflitto iniziato nel 2023. Da quando i raid hanno colpito l’unico aeroporto funzionante in Sudan, il Servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite ha dovuto sospendere i voli, rendendo ancora più difficile l’accesso agli aiuti per chi ne ha bisogno.

La crisi energetica e le prospettive future

La situazione si complica ulteriormente a causa della mancanza di elettricità, che persiste da oltre due settimane. Gli attacchi alla centrale idroelettrica di Meroë e ai trasformatori hanno lasciato la popolazione senza energia. Padre Jorge avverte che la mancanza di elettricità e di risorse energetiche potrebbe portare a una crisi ancora più profonda, mettendo a rischio la vita di chi vive a Port Sudan. Con l’aumento degli attacchi e la scarsità di risorse, la situazione umanitaria è destinata a deteriorarsi ulteriormente.

Le forze in campo e le loro alleanze

In questo contesto complesso, l’esercito sudanese, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, continua a fronteggiare le Forze di supporto rapido. Questi ultimi hanno ricevuto droni avanzati, suggerendo una nuova fase di conflitto, con attacchi a distanza e una maggiore capacità di colpire obiettivi strategici. Le segnalazioni indicano una possibile connessione con attori esterni, come gli Emirati Arabi Uniti, che negherebbero le accuse di sostegno ai paramilitari.

Un futuro incerto per gli sfollati

La presenza delle organizzazioni umanitarie a Port Sudan è cruciale, poiché la città ha visto raddoppiare la sua popolazione, passando da 350.000 a circa 700.000 abitanti, a causa del conflitto. Molti sfollati si trovano in condizioni precarie, mentre l’accesso ai servizi umanitari rimane limitato in altre aree del Sudan. Padre Jorge riflette sulla necessità di creare un piano di evacuazione e sulle sfide che affrontano gli sfollati, che ora vivono in edifici adibiti a campi di accoglienza, tra cui scuole e università.

Impatto sull’istruzione

Il conflitto ha avuto un impatto devastante sull’istruzione. Più di 10 milioni di bambini sono rimasti senza scuola, e il 87% degli studenti universitari ha visto le loro istituzioni chiuse. Anche il Comboni college of science and technology ha dovuto adattarsi, trasferendosi a Port Sudan e riprendendo le lezioni online. Nonostante alcuni Stati abbiano riaperto le scuole, i recenti bombardamenti hanno spaventato i genitori, ostacolando il ritorno a scuola dei loro figli.

La missione dei missionari e l’appello per la pace

In un momento di grande instabilità, la presenza di missionari come padre Jorge è fondamentale. Egli sottolinea l’importanza della loro missione e la necessità di continuare a sostenere la popolazione sudanese. Gli appelli di Papa Francesco per la pace nel Paese rimangono nel cuore della gente, che spera in un futuro migliore. La fratellanza e il rispetto tra le diverse comunità sono vitali per ripristinare la serenità in Sudan e superare questa crisi umanitaria.

Scritto da AiAdhubMedia

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