Affrontare un licenziamento durante la fase finale della carriera lavorativa rappresenta un evento particolarmente difficile, sia a livello emotivo che finanziario. Per coloro che si avvicinano alla pensione, è essenziale comprendere le implicazioni che un simile evento può avere sulla previdenza e sul futuro economico. Questa guida offre spunti fondamentali su come gestire al meglio questa situazione.
Opzioni per la cassa pensioni dopo il licenziamento
Una delle prime decisioni riguarda la cassa pensioni. Chi viene licenziato dopo il compimento dei 58 anni ha il diritto, per legge, di rimanere iscritto alla propria cassa pensioni. Alcuni fondi pensione offrono questa opportunità a partire dai 55 anni. Tuttavia, è importante notare che, dopo il licenziamento, saranno i lavoratori a dover coprire i contributi precedentemente versati dal datore di lavoro.
Considerazioni sui costi
Se mantenere l’assicurazione presso la cassa pensioni risulta oneroso, è possibile optare per una riduzione dei premi. Questa opzione può essere attuata continuando solo con l’assicurazione per il rischio di decesso e invalidità, sospendendo invece il risparmio pensionistico. Tale scelta comporta una diminuzione dei premi, ma anche una riduzione delle prestazioni future. Alcune casse pensioni offrono anche la possibilità di abbassare il salario assicurato, il che influisce direttamente sul calcolo delle prestazioni.
Anticipare la pensione: vantaggi e svantaggi
Le casse pensioni consentono, nella maggior parte dei casi, di andare in pensione anticipata a partire dai 58 o 60 anni. Tuttavia, è fondamentale tenere presente che le rendite percepite in questo modo saranno inferiori rispetto a quelle ottenute con un pensionamento regolare. Anche le indennità di disoccupazione, se si ricorre a questa opzione, saranno calcolate in base alla rendita pensionistica, risultando quindi inferiori.
Trasferimento e gestione dell’avere pensionistico
Se, dopo il licenziamento, si cerca attivamente un nuovo lavoro, è possibile trasferire il proprio capitale pensionistico in una fondazione di libero passaggio. Tuttavia, chi non riesce a trovare un nuovo impiego non potrà ricevere la rendita, poiché le fondazioni di libero passaggio erogano l’ammontare in un’unica soluzione. In questo modo, si ha la libertà di decidere come investire il denaro, con opzioni che spaziano da strategie conservative a quelle più aggressive.
Ottimizzazione fiscale e prelievi strategici
Un altro aspetto cruciale riguarda la pianificazione fiscale. Dividere il proprio capitale pensionistico tra due fondazioni di libero passaggio può risultare vantaggioso dal punto di vista fiscale, poiché consente di prelevare i fondi in momenti diversi, riducendo così l’impatto fiscale. Inoltre, è opportuno posticipare il più possibile il prelievo degli averi, dal momento che gli interessi e i dividendi generati non saranno tassati come reddito e non saranno soggetti all’imposta sulla sostanza.
Tempistiche per il prelievo
Il prelievo del capitale da una fondazione di libero passaggio può essere rinviato fino a cinque anni dopo il raggiungimento dell’età pensionabile. A partire dal 2029, però, solo coloro che continuano a lavorare potranno ulteriormente rinviare il prelievo. I pensionati che non sono più attivi lavorativamente dovranno procedere con il prelievo del proprio capitale entro tale termine.
Se si affronta un licenziamento in età avanzata, è fondamentale informarsi sui diritti e sulle opzioni disponibili per garantire un futuro sereno dal punto di vista previdenziale. È consigliabile consultare un esperto di previdenza per identificare la soluzione più adatta alla propria situazione.

