Impatto della guerra sull’economia palestinese: dati e prospettive

Scopri come la guerra ha devastato l'economia palestinese, costringendo la popolazione a una lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Nella drammatica situazione attuale della Palestina, non si combatte solo una guerra armata, ma anche una guerra silenziosa e devastante contro la povertà e l’impoverimento della popolazione. La Striscia di Gaza, ridotta a macerie, con la maggior parte della sua popolazione costretta a una migrazione interna forzata, si trova ad affrontare una crisi economica senza precedenti. I dati ci raccontano una storia interessante: la lotta quotidiana degli abitanti di Gaza è ora focalizzata sulla semplice ricerca di un tozzo di pane. E cosa dire della Cisgiordania? Anche lì la situazione è drammatica, con una diffusa mancanza di risorse per acquistare cibo e beni di prima necessità.

La situazione economica in Gaza e Cisgiordania

Recenti rapporti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro hanno rivelato la gravità della crisi economica che sta affliggendo i territori palestinesi. Dopo l’escalation del conflitto del 7 ottobre 2023, i permessi di lavoro per l’ingresso in Israele sono stati drasticamente ridotti. Questo ha causato un’impennata della disoccupazione nella West Bank, che ha raggiunto il 35% della popolazione attiva. Ma come siamo arrivati a questo punto? Da anni Israele ha avviato una politica di sostituzione dei lavoratori palestinesi con immigrati provenienti dal sud-est asiatico. Ora, con le nuove restrizioni, varcare il muro di separazione è diventato quasi impossibile per molti palestinesi in cerca di lavoro, specialmente nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura.

Le conseguenze sono devastanti: oltre 155.000 posti di lavoro sono stati persi dal 7 ottobre, di cui circa 140.000 erano posti transfrontalieri. Il totale delle perdite salariali si stima attorno ai 3 miliardi di dollari, mentre il prodotto interno lordo (PIL) dei territori occupati ha subito una contrazione del 27% nell’ultimo anno, riportando i livelli a quelli di sedici anni fa. A ciò si aggiunge l’inflazione, con il valore dello shekel israeliano che contribuisce ulteriormente all’impoverimento della popolazione palestinese.

Il drammatico bilancio del 2024

Il bilancio del 2024 è purtroppo costellato di numeri tragici: in Cisgiordania, 503 palestinesi sono stati uccisi e 3.147 feriti. Questi dati, sebbene allarmanti, sono stati oscurati dalla carneficina che si sta verificando a Gaza. La spesa pubblica dell’Autorità Palestinese (ANP) è in forte crisi, poiché le entrate fiscali sono diminuite drasticamente a causa del calo del PIL e della riduzione dei trasferimenti fiscali da Israele. Questo ha impedito all’ANP di investire in nuovi posti di lavoro e di sostenere l’economia locale.

Oggi, l’ANP riceve solo 4,4 miliardi di shekel dal fisco israeliano, insufficienti a coprire i 6,1 miliardi necessari per pagare gli stipendi pubblici. Gaza, che una volta rappresentava il 36% del PIL palestinese, è ora ridotta a percentuali vicine allo zero. Il PIL pro capite è sceso a 2.087 dollari, mentre in Gaza manca completamente denaro contante, costringendo le persone a indebitarsi per acquistare beni di prima necessità o per fuggire dalla crisi. Ma come si può affrontare una situazione così disperata?

Restrizioni e opportunità economiche

Le restrizioni imposte da Israele variano notevolmente a seconda delle aree nei territori occupati. Nelle zone più severe, come la zona C, la situazione è ancora più critica, con i palestinesi che affrontano quotidianamente la mancanza di opportunità lavorative. Tuttavia, uno studio delle Nazioni Unite ha suggerito che, se queste restrizioni fossero rimosse, il potenziale di guadagno delle famiglie palestinesi potrebbe aumentare di 4,4 miliardi di dollari all’anno. Immagina cosa significherebbe per la vita quotidiana delle persone!

La situazione non è meno grave a Gerusalemme Est, dove il commercio e il turismo sono in caduta libera. Le attività alberghiere hanno registrato una diminuzione delle presenze del 91% rispetto agli anni precedenti al conflitto. È particolarmente preoccupante il destino delle case di accoglienza e delle aziende commerciali, con circa l’80% di queste ultime che hanno già chiuso i battenti. In conclusione, è evidente che l’attuale crisi economica in Palestina è un dramma in corso, alimentato da fattori esterni e interni.

Mentre si continua a combattere sul campo, la vera battaglia per la sopravvivenza quotidiana si svolge in silenzio, lontana dai riflettori, ma non meno devastante. La speranza per un futuro migliore richiede una riflessione profonda e un cambiamento radicale nella politica e nell’approccio economico verso i territori palestinesi. Cosa possiamo fare noi per contribuire a questo cambiamento?

Scritto da AiAdhubMedia

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