Un’operazione militare senza precedenti
Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, Israele ha avviato un’operazione militare di vasta portata contro l’Iran, utilizzando una base segreta nei pressi di Teheran, secondo quanto riportato da diversi media internazionali. L’operazione, denominata “Rising Lion”, è iniziata alle 2 del mattino e ha preso di mira siti nucleari e militari, causando danni significativi al sito di Natanz e provocando la morte di almeno sei scienziati iraniani, oltre a decapitare i vertici della difesa iraniana.
Dettagli dell’attacco
Secondo le fonti ufficiali israeliane, circa 200 caccia hanno sganciato circa 300 bombe su obiettivi sensibili in Iran. Alcuni attacchi hanno colpito anche aree residenziali della capitale, Teheran. Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che l’attacco era mirato a distruggere il programma nucleare iraniano e le strutture militari, sottolineando che l’operazione ha colpito il cuore del programma di arricchimento nucleare dell’Iran e i principali scienziati coinvolti nella produzione di armi nucleari.
La reazione dell’Iran
La risposta dell’Iran non si è fatta attendere. In seguito all’attacco, circa un centinaio di droni sono stati lanciati verso Israele, che ha attivato tutti i sistemi di difesa aerea disponibili per fronteggiare l’incursione. Le minacce da parte di Teheran erano già state espresse nei giorni precedenti, con la Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei, che aveva avvertito Israele di prepararsi a “punizioni severe” in risposta agli attacchi subiti. Fonti della televisione di stato iraniana hanno confermato che l’attacco israeliano ha causato la morte di figure di spicco dell’apparato militare e scientifico iraniano, tra cui il capo di stato maggiore delle forze armate, Mohammed Bagheri, e il comandante della Guardia Rivoluzionaria, Maggiore Generale Hussein Salami.