Nel corso degli ultimi anni, la Chiesa ha intrapreso un percorso significativo di impegno nella protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. I dati raccolti nel biennio 2023-2024 parlano chiaro: 115 presunte vittime di abusi, tra cui 64 maschi e 51 femmine. Questo quadro emerge dalla terza rilevazione condotta dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei), che ha messo in luce non solo i numeri, ma anche l’impegno crescente della Chiesa nel rafforzare le misure di protezione e prevenzione.
Un quadro allarmante ma necessario da affrontare
La terza rilevazione della Cei ha rivelato che, nel periodo di riferimento, ci sono stati 69 casi di presunti abusi, di cui 27 avvenuti in parrocchia e quasi tutti attribuiti a chierici. Questo dato sottolinea l’urgenza di un intervento serio e strutturato per garantire la sicurezza dei minori. La fascia d’età più vulnerabile risulta essere quella tra i 10 e i 14 anni, un dato che deve far riflettere sull’importanza della prevenzione. È cruciale che la Chiesa non solo riconosca il problema, ma che agisca con determinazione per affrontarlo.
L’importanza della formazione e del radicamento territoriale
La Cei ha intensificato i suoi sforzi sul territorio, aumentando i servizi locali e formando un numero crescente di operatori. L’idea centrale è quella di costruire una rete di protezione che non sia solo un obbligo morale, ma un vero e proprio processo ecclesiale da sviluppare insieme alla comunità. Dal 2019, il servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili ha avviato un processo di monitoraggio e formazione che ha portato a un notevole aumento della partecipazione: nel 2024 si è registrato un significativo incremento di referenti laici e di esperti operanti nei centri di ascolto.
Il ruolo dei centri di ascolto e la fiducia delle vittime
La fiducia da parte delle vittime sembra essere in crescita, come dimostrano i contatti con i 103 centri di ascolto, passati da 38 nel 2020 a 373 nel 2024. Questo è un segno positivo che indica come le vittime stiano iniziando a sentirsi più sicure nell’aprirsi riguardo alle proprie esperienze. Tuttavia, le istituzioni devono continuare a lavorare per garantire che queste strutture siano sempre più accessibili e vicine alle persone.
Educare e sensibilizzare come missione della Chiesa
Durante un recente incontro, si è discusso dell’importanza di educare e sensibilizzare il pubblico su questi temi. Monsignor Giuseppe Baturi ha sottolineato che la Chiesa deve continuare a svolgere un ruolo attivo per promuovere la fiducia e l’unità. È fondamentale che ogni diocesi, anche quelle più piccole, riceva supporto e risorse per garantire una gestione adeguata delle problematiche legate agli abusi.
Verso una Chiesa più sicura e responsabile
Il percorso intrapreso negli ultimi anni ha mostrato risultati significativi, ma c’è ancora molto da fare. Come ha affermato monsignor Luis Manuel Alí Herrera, è necessario creare un modello territoriale multilivello che favorisca la cooperazione tra le diocesi e le istituzioni locali. La formazione deve diventare una leva di cambiamento culturale e l’integrazione tra dimensione ecclesiale e civile deve essere una priorità.
Il futuro della tutela dei minori nella Chiesa
Il presidente del Servizio Nazionale, Chiara Griffini, ha evidenziato come gli ultimi cinque anni siano stati cruciali per la sensibilizzazione, e ora è il momento di passare all’operatività. I centri di ascolto devono diventare una realtà sempre più integrata nella vita quotidiana delle persone, portando la tutela del minore al centro della pastorale ordinaria. È un passo fondamentale per garantire che ogni bambino possa crescere in un ambiente sicuro e protetto.