Immaginate di trovarvi immersi in un’atmosfera di profonda spiritualità, dove canti e preghiere si mescolano in un’armonia unica. Questo è ciò che è accaduto lunedì 12 maggio durante la celebrazione della Divina Liturgia in Rito Etiopico, un evento che ha avuto luogo nella Cappella del Coro della Basilica di San Pietro. Un momento che non solo ha unito due importanti Chiese, quella Etiopica e quella Eritrea, ma ha anche reso omaggio a una tradizione millenaria, carica di significato e storia.
Il ruolo dei protagonisti nella liturgia
La liturgia è stata presieduta dal cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, affiancato dall’arcivescovo di Asmara, Menghesteab Tesfamariam. La loro presenza ha aggiunto un tocco di sacralità a una celebrazione già di per sé intensa. Prima dell’inizio della cerimonia, il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha dato il benvenuto con un saluto caloroso, sottolineando l’importanza di questo incontro.
Personalmente, ricordo quando ho avuto l’opportunità di assistere a una celebrazione simile: l’energia e la commozione che pervadono tali momenti sono indescrivibili. Ogni canto, ogni gesto racchiude una storia, un legame profondo con le radici religiose e culturali di un popolo, e questo non può che toccare l’anima.
Tradizione e spiritualità delle Chiese Orientali
Le Chiese cattoliche etiopica ed eritrea sono organizzate come Chiese Metropolitane sui iuris, il che significa che godono di una certa autonomia, mantenendo però un legame profondo con la Chiesa Cattolica Romana. Entrambe appartengono alla tradizione alessandrina e condividono la liturgia ghe’ez, una lingua antica che affonda le radici nella storia di questi popoli. Questo aspetto è davvero affascinante: la liturgia non è solo un insieme di rituali, ma un vero e proprio viaggio nel tempo.
In una società che corre sempre più veloce, queste celebrazioni ci ricordano l’importanza di rallentare e riflettere. La spiritualità di queste Chiese ha radici bibliche molto profonde. Pensate alla regina di Saba, che si recò da re Salomone per ascoltare la sua saggezza, oppure al figlio Menelik, erede del trono di Axum. Queste storie, narrate nel Libro dei Re e nelle Cronache, sono parte integrante dell’identità etiope e ci invitano a considerare il valore del sapere e della ricerca continua della verità.
Il significato del Giubileo
Il Giubileo delle Chiese Orientali è un momento di riflessione e celebrazione, un’opportunità per i fedeli di rinnovare la propria fede e di sentirsi parte di una comunità più ampia. Durante la liturgia, i canti e le preghiere risuonano non solo nel cuore dei partecipanti, ma anche tra le mura storiche della Basilica di San Pietro, un luogo che rappresenta l’unità della Chiesa Universale. È un momento in cui la diversità delle tradizioni si fonde in un’unica voce, un richiamo all’unità e alla pace.
Per chi ha vissuto esperienze simili, come quelle che possono capitare durante viaggi o incontri di comunità, è emozionante vedere come la spiritualità possa unire le persone, al di là delle differenze culturali e linguistiche. È in questi momenti che ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale il dialogo fra le diverse tradizioni religiose.
Formazione e futuro della Chiesa Etiopica e Eritrea
A Roma, i futuri sacerdoti della Chiesa Etiopica e della Chiesa Eritrea hanno la possibilità di formarsi presso il Pontificio Collegio Etiopico. Questo è un aspetto cruciale, poiché la formazione dei leader spirituali è essenziale per la crescita e la vitalità delle comunità. Il legame con Roma non è solo un semplice collegamento geografico, ma rappresenta un impegno a mantenere viva la tradizione e a trasmettere i valori fondamentali della fede.
In un’epoca in cui le sfide sono molteplici, dalle difficoltà economiche ai conflitti sociali, è fondamentale che le nuove generazioni trovino ispirazione nella loro storia e nella loro cultura. Ecco perché eventi come la Divina Liturgia hanno un’importanza incommensurabile: rappresentano un faro di speranza e di unità in un mondo che spesso sembra diviso.
Una celebrazione che va oltre il rito
Questa celebrazione non è stata solo un rito, ma un’occasione per riflettere sul significato della fede e sulla comunità. È un momento in cui si rinnova la consapevolezza delle proprie radici e della propria identità. Eppure, è anche un’opportunità per aprire il cuore e la mente a nuove esperienze. Per chi, come me, ha avuto il privilegio di partecipare a simili celebrazioni, è impossibile non sentirsi arricchiti da questo scambio culturale e spirituale.
La Divina Liturgia in Rito Etiopico è dunque un tassello importante del mosaico della Chiesa Universale, un richiamo a vivere la fede in modo autentico e profondo. Ogni celebrazione è un invito a scoprire non solo la bellezza della liturgia, ma anche la ricchezza di una cultura che ha molto da offrire. E in questo contesto, ci si rende conto che la spiritualità non conosce confini.