La nuova legge sulla cittadinanza italiana: cosa cambia per gli italiani all’estero

Un decreto che cambia le regole sulla cittadinanza italiana: ecco cosa c'è da sapere.

È un periodo di grande fermento politico in Italia, con l’approvazione del decreto n. 36 del 2025, che introduce importanti modifiche alla legge sulla cittadinanza. La Camera dei Deputati ha espresso il suo voto con 137 favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti. Questa nuova normativa, che modifica la legge n. 91 del 1992, ha suscitato un acceso dibattito e forti reazioni da parte delle opposizioni, in particolare del Partito Democratico. L’oggetto del contendere? I nuovi criteri di trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, che rischiano di compromettere il legame tra l’Italia e gli italiani che vivono all’estero.

Le modifiche introdotte dal decreto

Il decreto stabilisce che le persone nate all’estero che possiedono un’altra cittadinanza non trasmetteranno più automaticamente la cittadinanza italiana, eccetto che in alcuni casi specifici. Questo cambiamento rappresenta una rottura con la tradizione del diritto di sangue, minando un legame storico e culturale che ha unito gli italiani nel mondo. In effetti, la norma ha anche un effetto retroattivo, il che significa che potrebbe colpire anche coloro che hanno già intrapreso il percorso per ottenere la cittadinanza italiana.

Le reazioni politiche e le critiche

Le critiche al decreto sono arrivate in particolare da Toni Ricciardi, rappresentante del Partito Democratico, che ha parlato di un provvedimento “codardo” e di un atto ostile verso le comunità italiane all’estero. Durante la sua dichiarazione di voto, ha sottolineato come questo decreto possa danneggiare famiglie che, dopo decenni di sacrifici, vedranno negati i diritti legati alla cittadinanza. Ricciardi ha messo in evidenza l’assurdità di una legge che potrebbe creare un disparità di trattamento tra i membri della stessa famiglia, a seconda della data di presentazione delle domande.

Il metodo legislativo critico

Un altro punto controverso riguarda il metodo utilizzato per approvare queste modifiche. Secondo le opposizioni, procedere con un decreto-legge su un tema così delicato come la cittadinanza viola l’articolo 77 della Costituzione, che consente l’emanazione di decreti solo in caso di necessità e urgenza. Ma, come si chiede Ricciardi, dove sarebbe questa urgenza nel modificare una legge del 1992? È un interrogativo che ha trovato eco tra molte forze politiche che ritengono che la questione della cittadinanza dovrebbe essere affrontata attraverso un dibattito parlamentare approfondito.

Le implicazioni per gli italiani all’estero

Questa nuova legge potrebbe avere ripercussioni significative per le comunità italiane nel mondo. Negli ultimi decenni, si stima che oltre 35 milioni di italiani siano emigrati, contribuendo in modo sostanziale all’economia del Paese attraverso le rimesse. La nuova normativa, che sembra voler ridurre la possibilità di acquisire la cittadinanza per i discendenti di italiani emigrati, potrebbe quindi non solo creare un senso di esclusione ma anche minare quel legame di appartenenza che molti italiani all’estero sentono con la loro terra d’origine.

Le nuove disposizioni e i requisiti aggiuntivi

Fra le nuove disposizioni, spicca la necessità di registrare i nuovi nati entro un anno, un onere che potrebbe risultare gravoso per molti, considerando che i consolati italiani sono spesso saturi di richieste. Inoltre, il decreto prevede un requisito di residenza biennale per i figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza, complicando ulteriormente la situazione per le famiglie di italiani all’estero.

Un futuro incerto per il legame con l’Italia

La legge approvata rappresenta un passo indietro rispetto a anni di politiche orientate all’accoglienza e alla valorizzazione dei cittadini italiani all’estero. Le affermazioni del governo che collegano la cittadinanza a questioni di sicurezza nazionale hanno sollevato preoccupazioni e indignazione. In un mondo dove l’emigrazione è una realtà sempre più complessa, la negazione dei diritti ai discendenti di italiani potrebbe essere vista come un segnale di chiusura, piuttosto che come un’opportunità di crescita e collaborazione.

Mentre il dibattito continua, resta da vedere come questa legge influenzerà le vite degli italiani all’estero e la loro percezione di appartenenza. La speranza è che si riesca a trovare un equilibrio che riconosca e celebri l’italianità in tutte le sue forme, senza creare barriere ingiustificate tra le generazioni.

Scritto da AiAdhubMedia

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