Immaginate una stanza affollata di leader mondiali, intenti a discutere grandi progetti e strategie economiche, mentre fuori le vere storie dei più vulnerabili rimangono inascoltate. È da questa riflessione che nel 2021, durante la presidenza italiana del G20, è nato il progetto «The Last 20» (L20), un’iniziativa che ha come obiettivo quello di portare alla ribalta le problematiche dei venti Paesi più deboli del mondo. Presentato recentemente a Roma, questo progetto è un richiamo all’azione per una maggiore giustizia sociale e una lotta contro l’indifferenza globale.
Un osservatorio per i più deboli
L20 è un osservatorio formato da ricercatori, membri della diaspora e associazioni, che si dedica a studiare e analizzare la situazione dei Paesi considerati gli ultimi della lista, secondo i principali indicatori socioeconomici. La lista include nazioni come Afghanistan, Haiti e Yemen, che affrontano sfide enormi quotidianamente. Ma chi si occupa di ascoltare le loro storie? Questo progetto non si limita a denunciare le ingiustizie; offre anche analisi dettagliate e propone soluzioni concrete per migliorare la loro condizione.
Le cause della vulnerabilità
Dalle terre del Burkina Faso alle sponde del Gambia, le ragioni delle difficoltà di queste nazioni sono molteplici e complesse. Una storia plurisecolare di schiavismo e colonialismo, che l’Europa non ha ancora risolto, si intreccia con conflitti interni e sfruttamento delle risorse. Ma non è tutto: l’indebitamento e le spese militari pesano come macigni sulle economie di questi Paesi. Come spiega Ugo Melchionda, uno degli autori del dossier, la vulnerabilità economica è accentuata dalla dipendenza dagli aiuti esteri e dai tassi di interesse elevati, che costringono i governi a destinare gran parte del bilancio a ripagare i debiti, piuttosto che investire in servizi pubblici vitali. E questo è solo un pezzo del puzzle.
Una crescita disomogenea
È curioso notare come, anche tra i Paesi L20, la crescita economica possa essere così diversa. Ad esempio, il Niger e la Repubblica Democratica del Congo hanno visto tassi di crescita significativi grazie all’estrazione di risorse naturali. Ma dall’altra parte della medaglia, ci sono nazioni come Haiti e Sud Sudan che lottano con una contrazione del PIL, causata da conflitti e crisi strutturali. La situazione è complessa e non si può certo generalizzare: ogni paese ha la sua storia, le sue sfide e le sue opportunità.
La malnutrizione e l’istruzione
Un altro aspetto allarmante è quello della malnutrizione. I dati del Global Hunger Index parlano chiaro: in Paesi come il Gambia e il Burkina Faso si è registrata una diminuzione della malnutrizione acuta, mentre in Niger e Yemen la situazione è ancora grave. E non parliamo solo di numeri: dietro a questi dati ci sono bambini che non ricevono il nutrimento adeguato, che crescono in condizioni precarie. La situazione è simile nel settore dell’istruzione: nonostante alcuni miglioramenti nei tassi di alfabetizzazione femminile, la qualità dell’istruzione rimane bassa a causa di infrastrutture inadeguate e mancanza di risorse. È un circolo vizioso, da cui è difficile uscire.
Ascoltare le voci del Sud globale
Ma perché continuare a discutere di soluzioni senza ascoltare le voci di chi vive queste situazioni? Questa è la domanda che si sono posti gli ideatori di L20. Come ha sottolineato Eulalia Guiliche, rappresentante della comunità mozambicana in Italia, l’Africa è ancora vista come una terra da sfruttare, con gli interessi esterni che spesso prevalgono sulle esigenze della popolazione locale. È fondamentale che le conferenze e i dibattiti includano realmente le esperienze e le opinioni di chi affronta quotidianamente queste sfide.
Il futuro e le opportunità di cambiamento
Il Report Last20 non vuole solo evidenziare le problematiche, ma anche celebrare la ricchezza culturale e umana delle popolazioni. A fine ottobre, si terrà un convegno internazionale ad Assisi, dove si discuterà del debito dei Paesi L20 e delle possibili soluzioni praticabili. È un passo importante, perché alla fine, come molti sanno, ogni voce conta. E non possiamo dimenticare che, sebbene siano gli ultimi, non sono certo da considerare meno importanti. La sfida è ascoltarli e dare loro la possibilità di essere protagonisti del proprio futuro.