Immagina di trovarti a Gerusalemme, immerso nella spiritualità di un pellegrinaggio, e all’improvviso le notizie di un conflitto ti costringono a cambiare i piani. È esattamente quello che è accaduto a una delegazione di vescovi toscani, in viaggio in Terra Santa, che ha visto il suo rientro in Italia bloccato dall’attacco israelo all’Iran. Una situazione che, sebbene seria, si è trasformata in un’opportunità di riflessione e condivisione di esperienze uniche.
Un pellegrinaggio interrotto
Partiti da San Miniato, Lucca e Livorno, i vescovi si sono trovati a dover affrontare un’imprevista odissea. Dopo essere arrivati a Gerusalemme, la loro intenzione era quella di tornare a casa il 14 giugno 2025, ma gli eventi hanno preso una piega inaspettata. Con i confini chiusi e gli spazi aerei bloccati, grazie alla collaborazione tra la Custodia di Terra Santa, il Patriarcato di Gerusalemme e la Nunziatura apostolica, si è organizzato un trasferimento via terra verso Amman.
Nonostante la tensione, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, ha espresso ottimismo, affermando che tutti stanno bene e aspettano solo un volo per tornare a casa. L’atmosfera, sebbene carica di incertezze, ha continuato a essere segnata dalla fede e dalla solidarietà tra i membri della delegazione.
Una situazione surreale
La delegazione, composta non solo dai vescovi ma anche da sacerdoti e laici, ha trovato rifugio in un albergo vicino al Terrasanta College, dove hanno trascorso la notte in attesa del loro rientro. “Fino ad ora, è stata una bellissima esperienza”, ha dichiarato il cardinale Lojudice, sottolineando come le testimonianze raccolte in Terra Santa siano state significative. Tuttavia, l’improvviso cambiamento di scenario ha portato a una riflessione profonda sulla precarietà della pace in quelle terre.
La notte prima della partenza, gli allarmi sui cellulari hanno segnalato un cambio di clima, avvisando i vescovi della necessità di lasciare Gerusalemme. “La nostra ultima notte a Gerusalemme è stata segnata da un’atmosfera di preoccupazione”, ha ricordato il cardinale, evidenziando come il pellegrinaggio si sia trasformato in un viaggio di attesa e speranza.
Un messaggio di pace
Il vescovo di Arezzo, monsignor Andrea Migliavacca, ha commentato l’importanza di portare un messaggio di vicinanza ai cristiani in Terra Santa, sottolineando che a volte i segni di solidarietà emergono proprio nei momenti di crisi. “Lasciare Gerusalemme in questo modo è stato doloroso”, ha aggiunto Fra’ Matteo Brena, commissario di Terra Santa per la Toscana, ma ha anche messo in luce la necessità di comprendere le difficoltà quotidiane vissute da chi abita nella regione.
In questo contesto, il gruppo dei vescovi toscani ha trovato modi per mantenere viva la loro missione, continuando a riflettere sul significato del loro pellegrinaggio. La speranza è quella di rientrare in Italia con un messaggio forte e chiaro: la pace è un obiettivo da perseguire, anche quando le circostanze sembrano ostacolarlo.