Risarcimento per una pensionata coinvolta nel caso pandoro-gate

Una pensionata campana potrebbe ricevere 500 euro dopo un'inchiesta su donazioni ingannevoli.

Una donna di 76 anni, residente ad Avellino, si trova al centro di una controversia legata al cosiddetto “pandoro-gate”, un caso che ha coinvolto l’influencer Chiara Ferragni e le sue campagne pubblicitarie. La pensionata, identificata come Adriana, ha deciso di costituirsi parte civile in un processo per truffa aggravata, dopo aver scoperto che le donazioni promesse non erano state erogate come pubblicizzato.

Il contesto della vicenda

Adriana aveva acquistato diverse confezioni di pandoro, convinta di contribuire a una causa benefica per l’ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, solo nel mese di aprile 2025 ha appreso, tramite i social media, che la donazione di 50mila euro era stata effettuata da Balocco, indipendentemente dalle vendite dei pandori. Questo ha portato la pensionata a sentirsi ingannata e strumentalizzata per fini commerciali.

Le richieste di risarcimento

La richiesta di risarcimento presentata da Adriana non si limita alla differenza di prezzo, che ammonta a circa 5 euro per ogni pandoro acquistato, ma include anche i danni emotivi subiti. I legali della donna hanno sottolineato la frustrazione per non aver potuto realizzare il suo intento di beneficenza, evidenziando come la sua buona fede sia stata lesa. La pensionata, fervente cattolica, ha sempre tenuto a cuore le cause benefiche e si è sentita profondamente delusa dalla situazione.

Il processo e le dichiarazioni di Chiara Ferragni

Il processo contro Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata, si svolgerà il 4 novembre, quando il giudice dovrebbe formalizzare la revoca dell’istanza della pensionata e decidere sulle richieste di altre associazioni di consumatori. L’influencer ha sempre negato di aver commesso reati, sostenendo che le sue operazioni erano trasparenti e che le donazioni erano state effettivamente effettuate. Le sue aziende, ha dichiarato, hanno ricevuto solo compensi legittimi per la promozione dei prodotti.

Questo caso ha sollevato interrogativi sull’etica delle campagne pubblicitarie legate a iniziative benefiche e sulla responsabilità degli influencer nel garantire la veridicità delle informazioni fornite ai consumatori. La sentenza finale è attesa per gennaio 2026, ma già ora il caso ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, evidenziando l’importanza della trasparenza nelle pratiche commerciali.

Scritto da Redazione

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