Le carceri italiane si trovano ad affrontare una situazione di sovraffollamento senza precedenti, con oltre 62.000 detenuti a fronte di una capienza che dovrebbe essere di 51.280 posti. Questo è quanto emerge dal XXI rapporto dell’associazione Antigone, presentato a Roma con il titolo “Senza respiro”. Il dato è allarmante: circa 4.500 posti sono inagibili, portando il tasso di affollamento medio a un impressionante 133%. La questione non è solo numerica, ma porta con sé gravi conseguenze per la dignità e la salute dei detenuti.
La situazione nelle carceri italiane
Nel dettaglio, delle 189 carceri presenti in Italia, solo 36 possono dirsi non sovraffollate. La situazione è particolarmente critica in strutture come Milano San Vittore, dove il tasso di affollamento ha raggiunto il 220%. Solamente a Foggia e Lucca si registrano percentuali superiori al 200%. Questi numeri non sono solo statistiche, ma rappresentano la vita di migliaia di persone, costrette a vivere in condizioni disumane. Secondo il rapporto, il numero di detenuti aumenta di circa 300 unità ogni due mesi, un fenomeno che richiederebbe la costruzione di sei nuove carceri all’anno per far fronte all’emergenza.
Le conseguenze drammatiche del sovraffollamento
Le conseguenze del sovraffollamento non si limitano a spazi insufficienti. L’emergenza morti in carcere è in continua crescita, con almeno 91 suicidi registrati nel 2024, cifra che rappresenta un triste record. Tra gennaio e maggio 2025, già 33 detenuti hanno perso la vita in circostanze tragiche. Questo non è solo un numero, ma una chiara indicazione di come le condizioni di vita nelle carceri possano influire sulla salute mentale e fisica dei detenuti. La mancanza di spazi adeguati e di assistenza può portare a situazioni di disperazione che culminano in eventi fatali.
Un problema che riguarda anche i giovani
Il sovraffollamento non risparmia nemmeno le carceri minorili. Per la prima volta, gli istituti penali per minorenni registrano numeri allarmanti, con 611 ragazzi detenuti, di cui 27 ragazze. Questo aumento è attribuibile a misure come il “decreto Caivano”, che ha visto un incremento notevole dei ragazzi in custodia cautelare. È preoccupante pensare che oltre il 65% di questi giovani è recluso senza una condanna definitiva. La situazione è insostenibile e pone interrogativi sulla giustizia e il futuro di questi ragazzi.
La necessità di un cambiamento
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha sottolineato l’importanza di creare alleanze tra università, associazioni e sindacati per affrontare queste problematiche. È fondamentale rivedere il linguaggio e le percezioni riguardo alla pena, tutelando sempre la dignità delle persone private della libertà. Le parole di Papa Francesco, che invita a una pena più umana, devono diventare un faro per tutti noi. La sfida è grande, ma è necessario agire per garantire che i diritti umani siano rispettati anche all’interno delle mura delle carceri.