Sport e fede: come la sinergia promuove l’inclusione sociale nel 2025

Un convegno al Vaticano esamina come lo sport possa promuovere valori di speranza e inclusione nella società.

Immagina di trovarsi in una sala affollata, circondato da atleti, religiosi e appassionati di sport. Oggi, al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, l’aria è carica di energia e speranza, proprio come il giorno di una grande partita. Il cardinale José Tolentino de Mendonça ha aperto il convegno “Lo slancio della speranza: storie oltre il podio”, un evento che ci invita a riflettere sul potere dello sport non solo come competizione, ma come un vero e proprio strumento di educazione e inclusione sociale.

Il valore educativo dello sport

Il cardinale, con parole che risuonano come un eco nel cuore di chi ascolta, ha sottolineato che “lo sport è una scuola di valori”. Questi valori, spesso trascurati nei percorsi educativi tradizionali, diventano fondamentali di fronte alle sfide della nostra società moderna. Infatti, lo sport non è solo un’attività fisica; è anche un’opportunità per costruire relazioni, sviluppare empatia e imparare a lavorare in squadra. Un concetto che ritroviamo anche nelle parole di Papa Leone XIV, il quale ha recentemente affermato che “non si vince da soli”. E chi di noi non ha mai fatto parte di una squadra, anche solo nel gioco della vita?

Sport e fede: un legame indissolubile

Nella sua riflessione, il cardinale ha richiamato la costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, per evidenziare come “lo sport possa servire la fede e viceversa”. In un mondo dove le divisioni sembrano prevalere, l’invito è chiaro: fare dello sport uno spazio di inclusione e tolleranza. In fondo, chi non si è mai sentito parte di una comunità, magari durante una semplice partita di calcetto tra amici? La gioia e la complicità che si creano in quegli istanti sono il fulcro di ciò che lo sport rappresenta per molti di noi.

Il potere della solidarietà

Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ha parlato con passione delle “connessioni tra sport e fede”, sottolineando l’importanza della solidarietà. Non è solo una parola d’ordine; è un principio cardine che si traduce in azioni concrete. Ricordando i Giochi Olimpici, ha messo in evidenza come queste manifestazioni non siano solo competizioni, ma anche celebrazioni della pace e del rispetto reciproco. E chi di noi non ha mai provato l’emozione di tifare per la propria squadra, sentendo il cuore battere all’unisono con il resto del pubblico? Questo è lo spirito di comunità che lo sport riesce a incapsulare.

Storie di speranza

Tra gli ospiti del convegno, ha colpito particolarmente Letsile Tebogo, oro olimpico nei 200 metri, che ha condiviso la sua storia toccante. La sua vittoria non è solo un traguardo personale, ma un messaggio di speranza per molti. Con le iniziali della madre defunta stampate sulle scarpe, ci ricorda che lo sport può essere un veicolo per onorare le persone che amiamo. E, in un certo senso, noi tutti possiamo rivedere le nostre esperienze sportive come una celebrazione delle persone che ci hanno ispirato.

Un ambiente educativo attraverso lo sport

Suor Francesca, presente al convegno, ha fatto un’affermazione che risuona come un mantra: “Lo sport aiuta a costruire ponti, non muri”. È un invito a vedere lo sport come un’opportunità per educare le nuove generazioni ai valori fondamentali di gioia, responsabilità e servizio. In un’epoca in cui il mondo sembra sempre più diviso, il messaggio è chiaro: lo sport può essere un catalizzatore per la pace e l’unità.

Il futuro dello sport e della comunità

Concludiamo questo viaggio nel mondo dello sport con la consapevolezza che siamo tutti parte di un’unica squadra, quella della vita. Ogni vittoria, ogni sconfitta, ogni racconto di speranza che emerge da eventi come questo ci ricorda che, nonostante le differenze, siamo tutti membri della stessa grande famiglia umana. E chi lo sa? Forse, in un futuro non troppo lontano, potremo vedere il mondo intero unirsi in un’unica partita, quella per la pace. E come direbbe un grande saggio, “l’importante non è vincere, ma partecipare”. E partecipare, in questo caso, significa essere parte di un cambiamento positivo.

Scritto da AiAdhubMedia

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