Venerabili: le storie di chi ha donato la vita per la pace

Un viaggio tra le storie di vita di tre nuovi venerabili che hanno sacrificato tutto per la pace.

Quando si parla di vita e di fede, ci si imbatte in storie che toccano il cuore e fanno riflettere. Il recente riconoscimento di tre nuovi venerabili da parte di Leone XIV ci riporta a momenti di grande coraggio e dedizione. Queste figure, una donna e due uomini, hanno vissuto esperienze straordinarie, affrontando sfide enormi per difendere i diritti degli indigeni e promuovere la pace. Le loro storie, sebbene diverse, si intrecciano in un comune desiderio di giustizia e amore per il prossimo.

La vita di fra Manuel e suor Agnese

Fra Manuel, al secolo Alessandro Labaka Ugarte, nasce nel 1920 in Spagna. Fin da giovane ha il sogno di diventare missionario e, dopo l’ordinazione nel 1945, inizia una carriera che lo porterà in luoghi lontani. Prima in Cina e poi in Ecuador, dove si dedica all’evangelizzazione degli indigeni Huaorani, diventa un punto di riferimento per la comunità. La sua missione non è priva di rischi, specialmente quando si trova a dover affrontare le compagnie petrolifere che minacciano la vita e i diritti dei Tagaeri. Un’immagine che rimane impressa nella mente è quella di fra Manuel, con il suo sguardo determinato, pronto a sfidare le avversità per proteggere chi non ha voce.

Suor Agnese Arango Velásquez, di origine colombiana, si unisce alla missione in Ecuador nel 1977. La sua dedizione all’insegnamento e alla cura degli indigeni Huaroani la rende un’alleata preziosa di fra Manuel. Entrambi sono consapevoli del pericolo che corrono, ma la loro fede e il loro amore per il prossimo li spingono a proseguire. Ricordo quando ho sentito per la prima volta la loro storia: la passione e il coraggio di queste due figure mi hanno profondamente colpito. La loro decisione di affrontare una tribù ostile per salvaguardare i diritti degli indigeni è un gesto di grande nobiltà. Purtroppo, il 21 luglio 1987, il loro coraggio li conduce alla morte, ma non prima di aver lasciato un segno indelebile nel cuore della comunità.

La storia di monsignor Matteo Makil

Se fra Manuel e suor Agnese sono figure il cui sacrificio è ben documentato, la vita di monsignor Matteo Makil è altrettanto affascinante ma meno drammatica. Nato nel 1851 in India, Matteo cresce in una famiglia cristiana e diventa sacerdote nel 1865. La sua vita è dedicata all’educazione delle ragazze e alla lotta contro la povertà. Un aspetto che mi ha fatto riflettere è il suo motto episcopale, “Dio è la mia speranza”, che lo guida nelle sue azioni. Con un approccio sereno, cerca di mediare tra le tensioni tra le comunità “nordiste” e “sudiste” della sua diocesi. Personalmente, trovo che la sua capacità di ascolto e comprensione sia un esempio da seguire.

Nel 1911, grazie al suo impegno, riesce a ottenere dalla Santa Sede la suddivisione del vicariato di Changanacherry, un passo importante per la pace tra le due comunità rivali. La sua morte, nel gennaio 1914, segna la fine di una vita dedicata al servizio e alla riconciliazione, ma il suo lascito vive ancora oggi.

Un’eredità di pace e giustizia

Le storie di fra Manuel, suor Agnese e monsignor Makil ci ricordano quanto possa essere potente la fede e l’impegno per il bene comune. Questi nuovi venerabili non sono solo figure di culto, ma veri e propri modelli di vita per tutti noi. Ogni giorno, nel nostro piccolo, possiamo cercare di emulare il loro esempio: chi non ha mai sentito il desiderio di lottare per qualcosa di giusto? Pensare a loro è un invito a non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie, ma ad agire, come hanno fatto loro, con coraggio e determinazione.

In un mondo che a volte sembra dimenticare il valore della vita e dei diritti umani, le loro vite ci danno speranza. Forse, come molti di noi, possiamo non avere la loro grandezza, ma possiamo sempre cercare di fare la nostra parte, anche solo con un gesto gentile. E questa, alla fine, è forse la lezione più grande che possiamo apprendere dalle loro storie. Vivere ogni giorno con la volontà di portare un cambiamento positivo, anche se piccolo, può fare la differenza. Ecco, questo è ciò che rende le loro vite così speciali e ispiratrici.

Scritto da AiAdhubMedia

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