Celebrazione della liturgia copta alla Basilica di Santa Maria Maggiore

Un'importante celebrazione per la Chiesa copta si è svolta a Roma, evidenziando la sua storia e il suo martirio.

La Cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore ha ospitato oggi, 12 maggio, una celebrazione unica che ha richiamato l’attenzione sulla tradizione copta. La liturgia, presieduta da Sua Beatitudine Ibrahim I. Sedrak, Patriarca di Alessandria dei Copti cattolici, è stata un momento di riflessione profonda e di preghiera, sottolineando l’importanza della Chiesa copta nella storia cristiana. È stato un pomeriggio in cui il martirio e la resistenza di una comunità che ha affrontato sfide enormi sono stati celebrati con grande fervore.

Il significato del rito

La celebrazione ha avuto luogo in un contesto molto speciale, in prossimità della tomba di Papa Francesco, un gesto che porta con sé un significato profondo. Questa liturgia non è stata solo un rito, ma una vera e propria testimonianza di fede e di unità, in occasione del Giubileo delle Chiese Orientali, che culminerà mercoledì con un’udienza papale. Le parole del cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, hanno risuonato come un eco di gratitudine verso i copti, la cui storia è segnata da fede e coraggio.

Martirio e coraggio

Gugerotti ha parlato dei martiri copti, di quelli che hanno pagato un prezzo altissimo per la loro fede, richiamando alla memoria i nomi di coloro che, anche recentemente, hanno perso la vita per rimanere fedeli al loro credo. Le sue parole, cariche di emozione, hanno toccato il cuore di tutti i presenti: “Voi siete molto esperti in martiri”. Questo richiamo non è stato solo una celebrazione del passato, ma un invito a riflettere su come, nonostante le sofferenze, la comunità copta sia riuscita a mantenere viva la propria identità e la propria fede.

La resistenza della comunità copta

La storia dei copti è una storia di resistenza. Gugerotti ha messo in evidenza come, nonostante un contesto difficile, questi cristiani siano riusciti a non essere sradicati dalla loro terra. La loro perseveranza è un esempio per tutti noi. È incredibile pensare a come, anche in momenti terribili, la loro fede abbia saputo spostare montagne. Ma, e qui viene il bello, la chiave è proprio nella loro identità profonda, in quella sapienza che scorre nelle loro vene, frutto di una tradizione millenaria.

Riflessioni sulla speranza

Nel corso della celebrazione, il cardinale ha invitato i copti a pregare con intensità, sottolineando che, in un mondo pieno di sfide e difficoltà, la speranza è un elemento fondamentale. “Ogni volta che guardiamo intorno a noi, ci sentiamo circondati da opportunità di male”, ha affermato, ma ha anche sottolineato l’importanza di non arrendersi, di continuare a lottare per la giustizia e per il bene comune. Un messaggio potente, che risuona forte e chiaro anche in questi tempi di crisi.

Il legame con Papa Francesco

Non è mancato un accenno al defunto Papa Francesco, il cui ricordo ha permeato le parole di Gugerotti e Sedrak. È stato un momento di commozione, in cui il patriarca ha descritto Francesco come un pastore di saggezza, capace di toccare i cuori feriti dall’umanità. La sua eredità continua a vivere, e i copti hanno espresso la loro gratitudine per il suo operato, augurando che il nuovo Papa possa seguire le orme del predecessore nella costruzione di ponti di dialogo e riconciliazione.

Verso un futuro di speranza

Infine, il patriarca ha parlato di un futuro in cui i valori della giustizia e della sostenibilità possono prevalere. “Dobbiamo costruire società più giuste e abbracciare un’economia di vita, non di morte”. La celebrazione di oggi non è stata solo un rito, ma un appello a tutti noi: non lasciamoci sopraffare dalla paura e dall’isolamento, ma cerchiamo sempre di rinnovare il nostro mondo con la speranza e l’amore.

Scritto da AiAdhubMedia

Scopri la tua vacanza da sogno in Puglia

Le nuove sfide delle pensioni nel 2027