Immagina di trovarti in una notte stellata, con la luna che illumina il cammino e migliaia di voci che si fondono in un canto di speranza. Questo è ciò che è accaduto durante la 47ª edizione del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, un evento che ha richiamato persone da ogni angolo d’Italia e persino dalla lontana Colombia. Un vero e proprio viaggio notturno di 28 chilometri tra le colline marchigiane, dove ogni passo racconta una storia, dove ogni fiaccola accesa rappresenta una preghiera silenziosa.
Un cammino di fede e comunità
Il tema di quest’anno, “Dove abiti? La casa della speranza”, proposto da Comunione e Liberazione, ha risuonato nel cuore di tutti i partecipanti. La partenza si è svolta al Centro Fiere di Villa Potenza, dove in migliaia si sono radunati per iniziare questo straordinario pellegrinaggio. Tra canti, recita del rosario e momenti di testimonianza, il cammino è diventato un’esperienza collettiva di fede e condivisione.
Durante la messa di sabato sera, celebrata dal cardinale Marcello Semeraro, è stato letto un messaggio del Papa, Leone XIV, che ha esortato i pellegrini a seguire l’esempio della Vergine Maria: “Fissate con fiducia lo sguardo su Gesù”, ha detto. Un invito a guardare oltre le difficoltà quotidiane e a coltivare l’entusiasmo nel cammino di fede, un incoraggiamento a diventare testimoni gioiosi del Vangelo.
La luce della speranza
Ma chi ha dato il via a questa tradizione? È stato il vescovo emerito di Fabriano-Matelica, Giancarlo Vecerrica, nel lontano 1978. Quest’anno, insieme al vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, e all’arcivescovo prelato di Loreto, Fabio Dal Cin, ha accolto i pellegrini al loro arrivo al santuario. È stato un momento toccante, un vero abbraccio spirituale per tutti coloro che hanno affrontato la camminata notturna.
Riflessioni sulla vita e la pace
Il cardinale Semeraro, nel suo intervento, ha sottolineato il significato profondo della domanda “Dove abiti?”. Non si tratta solo di un indirizzo, ma di una ricerca di intimità e connessione. La casa, per ognuno di noi, rappresenta un luogo di accoglienza, di amicizia e di amore. E in un momento storico come il nostro, in cui le guerre e la violenza sembrano dominare, è fondamentale pregare per la pace e per le vittime di ogni forma di violenza. Il vescovo Marconi ha poi esortato a non lasciarsi spaventare dalle difficoltà, ma a seguire sempre la luce della speranza.
Un’esperienza che lascia il segno
Questo pellegrinaggio non è solo un momento di preghiera, ma un’opportunità per riflettere su cosa significhi realmente appartenere a una comunità, quale valore abbia la speranza. Ogni partecipante porta con sé un pezzo di questa esperienza, un ricordo che si intreccia con la propria storia personale. E alla fine, non possiamo fare a meno di chiederci: qual è la nostra casa della speranza? Dove possiamo trovare rifugio nei momenti di difficoltà?
In conclusione, mentre i pellegrini si allontanano dal santuario, con il cuore colmo di gratitudine e la mente aperta a nuove possibilità, possiamo solo sperare che questa esperienza possa ispirare altri a intraprendere il proprio cammino, verso la propria casa interiore, verso la luce della speranza che non smette mai di brillare.