Questa mattina, nella Sala stampa della Santa Sede, è stato presentato un documento davvero significativo che affronta la crisi climatica, intitolato “Un llamado por la justicia climática y la casa común: conversión ecológica, transformación y resistencia a las falsas soluciones”. Redatto dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia e dal Consiglio episcopale latinoamericano, questo documento rappresenta un appello congiunto delle Chiese del Sud del mondo, evidenziando la necessità di un cambiamento profondo nella nostra interazione con l’ambiente.
La crisi climatica come questione esistenziale
Il documento sottolinea un aspetto fondamentale: la crisi climatica non può essere considerata solo un problema tecnico, ma è un’emergenza che tocca la giustizia, la dignità e la cura della nostra “casa comune”. I relatori hanno chiarito che ci sono soluzioni falsate, come il capitalismo “verde” e l’estrattivismo, che perpetuano lo sfruttamento e l’ingiustizia. Ma ti sei mai chiesto come possiamo davvero cambiare le cose? È imperativo, quindi, adottare una “profonda conversione ecologica”, un cambiamento che rimetta al centro la persona e la sua relazione con la natura. Questo cambiamento deve anche comportare una revisione del nostro sistema economico, sostituendo la logica del profitto illimitato con un approccio basato sull’ecologia integrale.
In vista della prossima Cop30, che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025, i relatori hanno sottolineato l’importanza di chiedere equità e giustizia per le popolazioni indigene e le comunità vulnerabili. Questo appello è ispirato ai principi enunciati nella Laudato si’ di Papa Francesco, evidenziando la necessità di affrontare le ferite causate da odio e ingiustizia economica.
Impegni delle Chiese e necessità di un cambiamento
Il documento presenta anche una serie di impegni che la Chiesa intende adottare, tra cui la promozione di sistemi basati sulla solidarietà e la creazione di un “Osservatorio sulla giustizia climatica”. Questo osservatorio dovrebbe monitorare i risultati delle conferenze sul clima e garantire che le decisioni tengano conto delle esigenze dei più vulnerabili. Ma come possiamo combattere l’apatia e il negazionismo? L’istruzione è un altro aspetto cruciale per contrastare l’apatia e il negazionismo dei gruppi più privilegiati, come sottolineato nel documento.
Il cardinale Jaime Spengler ha enfatizzato che non può esserci giustizia climatica senza una conversione ecologica. Le false soluzioni come la mercificazione della natura e il capitalismo “verde” non possono essere tollerate, poiché sacrificano le comunità e l’ambiente. La conversione ecologica richiede determinazione e coraggio, altrimenti metteremo in pericolo il futuro delle generazioni a venire.
Un futuro sostenibile attraverso la cooperazione globale
Il documento invita i Paesi sviluppati a riconoscere il loro debito sociale ed ecologico, promuovendo una finanza accessibile e sostenibile per il clima. È fondamentale creare meccanismi di governance climatica che coinvolgano attivamente le comunità locali, garantendo che le politiche adottate siano eque e rispettose delle culture locali. Ti sei mai chiesto come la cooperazione tra i Paesi del Sud del mondo e quelli sviluppati possa promuovere un futuro equo e sostenibile? La collaborazione è essenziale per questo.
Il cardinale Fridolin Ambongo ha sottolineato l’importanza dell’Africa in questo contesto, evidenziando come il continente, pur essendo tra i meno inquinatori, soffra le conseguenze più gravi dell’inquinamento globale. È quindi cruciale che i profitti derivanti dall’estrazione delle risorse siano reinvestiti in una transizione equa e sostenibile.
In conclusione, la Cop30 rappresenta un’opportunità storica per affrontare la crisi climatica con serietà e urgenza. Gli impegni presi dalle Chiese del Sud del mondo sono un passo importante verso la creazione di un futuro più giusto e sostenibile per tutti.