Immagina di essere a una tavola rotonda, con un buon bicchiere di vino e una discussione che scorre come un torrente in piena. È proprio così che si è svolto l’evento di presentazione del libro “Nell’attesa di un nuovo inizio” del cardinale Angelo Scola. Un’opera che, con la sua scrittura intensa e profonda, invita a riflettere su temi tanto delicati quanto fondamentali, come la vita e la morte. Massimo Cacciari, noto filosofo, ha ben descritto l’essenza di questo libro, definendolo una lettura «paradossale attualità» che sfida le convenzioni della nostra cultura moderna.
Il dialogo tra fede e filosofia
Durante la presentazione, tenutasi presso l’Arcivescovado di Milano, Cacciari ha espresso la sua ammirazione per Scola, sottolineando la sua vasta cultura e apertura mentale. Il cardinale, che è stato arcivescovo emerito di Milano e patriarca di Venezia, ha saputo intrecciare le sue conoscenze, spaziando da Leopardi a Ratzinger, per affrontare la questione della vita eterna. E chi non si è mai chiesto, almeno una volta, cosa ci aspetta dopo? Cacciari ha toccato il nervo scoperto della nostra esistenza, ricordando come la nostra cultura cerchi di farci dimenticare che siamo esseri mortali. Ma è proprio in questa consapevolezza che risiede la vera essenza del vivere.
La meditazione sulla morte
“Noi siamo animali che sanno di morire”, ha affermato Cacciari, ma la società sembra correre in direzione opposta, ignorando questa verità fondamentale. Attraverso il suo libro, Scola ci invita a riflettere sulla “meditatio mortis”, un concetto che risale a Platone e che ci ricorda l’importanza di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo. E a te non viene mai voglia di alzare la mano e fare una domanda? Come affrontiamo questa realtà? Il filosofo ha suggerito che il vero pensiero su come morire è già presente nel nostro vivere quotidiano.
La vita eterna: angoscia e speranza
Il dibattito si è quindi spostato sulla domanda cruciale: “Che ne sarà di me?”. Monsignor Delpini ha sottolineato che, nel libro di Scola, questa angoscia trova risposta in un abbraccio – quello di Dio. Una risposta che, per certi versi, appare semplice ma profondamente complessa. La vita eterna non è solo una questione metafisica, bensì una questione di relazione, di amore e perdono, come esemplificato dal Discorso della montagna. “Anche io, non credente, desidererei quella vita beata”, ha confessato Cacciari, aprendo un sipario su una prospettiva che trascende la mera filosofia per abbracciare l’esperienza umana.
Il valore dell’amicizia e della comunione
Durante l’incontro, Scola ha partecipato con un’intervista video, esprimendo gratitudine per i relatori e per l’affetto che lo lega a Cacciari e Delpini. La sua testimonianza ha rivelato quanto siano importanti le relazioni umane e spirituali, elementi che si intrecciano nel tessuto della vita. Ricordando un gesto di Papa Francesco, che si avvicinò per abbracciarlo in un momento di vulnerabilità, Scola ha messo in luce l’importanza della comunione in Cristo, un legame che trascende le differenze religiose e culturali.
In un mondo che corre, dove spesso ci dimentichiamo di fermarci a riflettere, queste parole ci invitano a prenderci un momento per meditare sulla nostra esistenza e sulle nostre relazioni. E tu, che ne pensi? È forse giunto il momento di concedersi una pausa per guardare dentro di noi e ritrovare il senso profondo della vita?