Nel cuore del Vaticano, accanto alla venerata tomba di San Pietro, si trova un luogo di riflessione e spiritualità: il Camposanto Teutonico. Qui, una significativa pala d’altare, proveniente dalla storica città di Naumburg in Germania, rappresenta un simbolo di connessione profonda tra l’arte e la fede, nonché tra diverse tradizioni religiose.
Un incontro inaspettato
La storia di questa pala d’altare ha inizio anni fa, quando l’artista tedesco Michael Triegel incontrò un senzatetto luterano di nome Burkhard Scheffler a Roma. Seduto davanti a una chiesa nel quartiere di Trastevere, Scheffler divenne il modello ispiratore per la figura di San Pietro nella pala d’altare che Triegel stava creando. “Quando l’ho visto, ho compreso che quello sguardo rifletteva una vita ricca di esperienze”, afferma Triegel, evidenziando come quel breve incontro abbia profondamente influenzato la sua opera.
Il significato della rappresentazione
Triegel ha scelto di ritrarre Scheffler utilizzando una tecnica nota come sottinsù, storicamente impiegata per rappresentare figure di grande importanza, come imperatori e papi. Questa scelta non è casuale; l’artista intende esaltare la dignità umana, riconoscendo la nobiltà anche in chi vive ai margini della società. “Desideravo mostrare che ogni persona, indipendentemente dalla sua condizione, ha un valore intrinseco”, dichiara l’artista.
Un’opera ecumenica e storica
Dopo una serie di eventi, tra cui la tragica morte di Scheffler, la pala di Triegel è stata trasferita a Roma, dove è ora esposta accanto alla tomba dell’uomo che l’aveva ispirata. Questo gesto rappresenta una riunificazione di elementi di fede e cultura, in un contesto storico di rilevante ecumenismo. “È come se questa opera avesse trovato la sua vera collocazione”, afferma Triegel, sottolineando l’importanza di onorare la memoria di Scheffler.
Il dialogo tra culture
La pala d’altare, che rimarrà a Roma per due anni, rappresenta un’opera che unisce arte e fede, nonché tradizioni religiose diverse. Al suo interno, oltre alla Madonna con il Bambino, è presente il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, simbolo di resistenza e di fede. La presenza di santi di epoche differenti nel dipinto ha l’obiettivo di sanare le ferite storiche create dalla Riforma protestante. “Spero che questa opera possa contribuire a un dialogo autentico tra le diverse comunità di fede”, sottolinea Triegel.
Un percorso personale e artistico
Il legame tra Triegel e Roma è profondo. La carriera artistica di Triegel ha preso slancio proprio nella capitale italiana. La sua prima visita all’estero, dopo la caduta del Muro di Berlino, si è svolta a Roma, segnando l’inizio di un lungo viaggio artistico. Nel 2010, Triegel ha avuto l’onore di ritrarre Papa Benedetto XVI, un’esperienza che ha avuto un forte impatto sulla sua vita.
Un significato più profondo
La coincidenza di vedere la propria opera esposta in un luogo così significativo, accanto alla memoria di un uomo che ha vissuto in miseria, rappresenta per Triegel un momento di riflessione. “Questo non è solo un dipinto; è una testimonianza di vita e speranza”, afferma, riflettendo su come l’arte possa servire a riunire le persone e a promuovere una maggiore comprensione tra diverse fedi e culture.
La pala d’altare di Michael Triegel, attualmente esposta nel Camposanto Teutonico, rappresenta non solo un’importante opera d’arte, ma anche un simbolo significativo di incontro e riconciliazione tra le diverse tradizioni religiose. Questo messaggio di unità risuona profondamente nel cuore di Roma e oltre.

