Può un piatto di pasta farci sentire a casa, anche quando siamo lontani? Sì, e il ristorante Mimì alla Ferrovia ne è la prova vivente. Situato nel cuore di Napoli, questo storico locale non è solo un luogo dove mangiare, ma una vera e propria istituzione che ha saputo unire tradizione e innovazione per oltre ottant’anni. Recentemente, abbiamo avuto l’opportunità di assistere alla presentazione del documentario “Ho detto tutto, forse. Mimì alla Ferrovia. 80 anni e oltre”, una pellicola che racconta la storia di questa famiglia e del loro amore per la ristorazione, lasciandoci con un sorriso e un profondo senso di gratitudine.
Un racconto di famiglia e passione
Il documentario, diretto da Giuseppe Di Vaio, è una celebrazione di una storia familiare che ha saputo resistere al passare del tempo. In poco più di venti minuti, il film ci porta nel mondo dei Giugliano, i fondatori di Mimì, che nel 1943 aprirono le porte del loro ristorante senza sapere che sarebbero diventati un punto di riferimento per la cucina napoletana. Oggi, i nipotini già parlano di quando lavoreranno al ristorante, un segno evidente che la passione è contagiosa e si tramanda di generazione in generazione. È affascinante vedere come i più giovani cercano di modernizzare l’offerta, mantenendo però sempre un legame con le radici e la tradizione, come il profumo del sugo della nonna che aleggia in ogni piatto.
Un crocevia di cultura e ospitalità
Mimì alla Ferrovia è molto più di un ristorante; è un crocevia di storie, dove si sono incrociati artisti, calciatori e attori, da Maradona a Robert De Niro, fino a Katy Perry e Bon Jovi. Ma ciò che colpisce di più non sono solo i nomi illustri, ma l’atmosfera che si respira. Un’accoglienza calda e familiare, dove ogni cliente è trattato come un amico di vecchia data. Dopo la proiezione del documentario, abbiamo avuto la possibilità di partecipare a una degustazione di piatti tipici, anche se un po’ di rammarico ci ha accompagnato quando abbiamo scoperto che il piatto forte, ‘o puparuolo mbuttunato, conteneva prosciutto. Ma non ci siamo persi d’animo! Le bruschette con le melanzane a funghetti erano semplicemente divine, mentre il vino, elegantemente presentato dalla famiglia, ci ha fatto sentire parte di un’antica tradizione.
Un futuro luminoso
Durante il dibattito che ha seguito la proiezione, moderato da Federico Vacalebre, è emerso un piccolo spoiler che ha acceso la curiosità di tutti: Mimì alla Ferrovia si allargherà! Questo annuncio ha portato un’onda di entusiasmo tra i presenti, perché significa che la storia di questa famiglia e la loro passione per la cucina continueranno a crescere. È un bel segnale in un mondo dove spesso ci si dimentica delle piccole gioie quotidiane. Quando riusciamo a riunirci attorno a una tavola, tutto diventa più semplice, e Mimì è il posto dove questo accade ogni giorno.
In conclusione, il documentario non è solo una celebrazione dei piatti del ristorante, ma un omaggio alla memoria, alla passione e all’identità di una famiglia che ha saputo trasformare il cibo in un linguaggio universale. E, diciamocelo, in un periodo in cui ci sentiamo tutti un po’ persi, sapere che esistono luoghi come Mimì alla Ferrovia ci fa sentire un po’ più a casa, anche se casa non è. Quindi, la prossima volta che ti trovi a Napoli, non dimenticare di fermarti a gustare non solo un pasto, ma un pezzo di storia.