Immaginate di svegliarvi ogni giorno con il suono delle bombe che esplodono. È la realtà che migliaia di persone a Gaza stanno vivendo. Juliette Touma, direttrice della comunicazione dell’Unrwa, ha lanciato un appello accorato ai media vaticani, chiedendo di fermare i bombardamenti e di garantire aiuti umanitari. La situazione è drammatica: oltre 52mila persone sono già morte, con quasi 120mila feriti. Eppure, nonostante tutto, il team dell’Unrwa continua a operare nella Striscia, ma le risorse scarseggiano e l’assedio rende la vita insostenibile.
La vita quotidiana a Gaza: una lotta per la sopravvivenza
Le parole di Touma risuonano forti e chiare: “Bisogna fermare i bombardamenti, dare alla gente un po’ di tregua”. Non è solo una questione di numeri; dietro ogni cifra ci sono storie di famiglie distrutte e persone che faticano a sopravvivere. Le scorte di cibo e medicinali stanno finendo, e il personale dell’Unrwa è visibilmente provato. Ricordo quando ho visto una videochiamata con un volontario, il suo viso segnato dalla stanchezza, mentre raccontava di come la sua famiglia fosse costretta a condividere un pasto. Questo non è un film, è la vita reale. La Striscia di Gaza, un tempo un luogo vibrante, è ora ridotta a un campo di battaglia, con scuole diventate rifugi improvvisati per chi ha perso tutto.
Le conseguenze del conflitto
Le scuole, che prima accoglievano oltre trecentomila bambini, sono ora chiuse. Gli insegnanti, una volta dediti all’istruzione, si sono trasformati in operatori umanitari. “Gestiscono rifugi, distribuiscono cibo”, racconta Touma. Ma che futuro può avere una generazione privata della sua educazione, costretta a vivere nell’incertezza? Ogni giorno, la gente cerca rifugio, ma la sicurezza è un miraggio. Anche i luoghi considerati sicuri, come gli ospedali, non sono esenti dal pericolo. La situazione è insostenibile e la comunità internazionale deve intervenire.
Un appello alla comunità internazionale
Nel frattempo, le dichiarazioni del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu riguardo a un possibile piano di invasione e occupazione di Gaza hanno suscitato preoccupazione. La posizione delle Nazioni Unite è chiara: gli sfollamenti forzati non sono accettabili. “Dovrebbe esserci un cessate il fuoco”, insiste Touma. E le richieste sono chiare: liberazione immediata degli ostaggi e rifornimenti regolari. La situazione economica è a pezzi, e molti vivono grazie agli aiuti, che ora scarseggiano. Anche se ci sono segnali di vita, la fame è già una realtà per molti. “Qual è il prossimo passo dopo la fame?” si chiede. Una domanda che porta con sé un peso enorme, perché la risposta è evidente.
Le vittime della guerra
La guerra non risparmia nessuno. Sono quasi trecento i membri dello staff dell’Unrwa uccisi, molti con le loro famiglie. Nomi, volti, storie di persone che hanno dedicato la loro vita ad aiutare gli altri. Quando Touma parla di loro, la tristezza nei suoi occhi è palpabile. Non stiamo parlando solo di statistiche, ma di vite spezzate, di amici e colleghi scomparsi. E mentre il conflitto continua, alcuni membri del personale rimangono detenuti, accusati di legami con Hamas. Questo è inaccettabile. Le regole della guerra devono essere rispettate, e la protezione dei funzionari delle Nazioni Unite è fondamentale.
Il futuro di Gaza
Nonostante le difficoltà, l’Unrwa continua a operare anche in Cisgiordania, offrendo istruzione a cinquantamila ragazzi. Ma la mancanza di comunicazione e coordinamento con le autorità israeliane ostacola il lavoro. A Gerusalemme est, i servizi dell’agenzia sono sempre minacciati. In Giordania, Siria e Libano, l’Unrwa continua a fornire assistenza ai rifugiati palestinesi, ma la situazione è critica. Le comunità vulnerabili necessitano di supporto e attenzione. La crisi a Gaza è solo la punta dell’iceberg, ma è fondamentale che il mondo non si volti dall’altra parte.